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Puntate

Vivere

in onda sabato 24 aprile 2010 alle 23.40

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    Palco e retropalco propone "Vivere", scritto e diretto da Franco Bernini. Il film si avvale della coinvolgente narrazione di Marco Paolini.

    E' la ricostruzione, negli anni '43/'44, della caduta del fascismo, della persecuzione nazista, dello sbarco alleato, dello sbandamento conseguente all’armistizio, attraverso l’iter di un uomo, di uno degli attori e registi più celebri ed amati di quegli anni: Vittorio De Sica.
    Interprete e regista di commedie prevalentemente brillanti, De Sica era apprezzato allora soprattutto per la sua eleganza, il suo garbo, il suo fascino, quasi che questa grazia, questa leggerezza nascondessero un nulla e un vuoto.

    Vivere dimostra esattamente il contrario: la “leggerezza” rivela un impegno umano e civile, nascosto dietro il sorriso da conquistatore.
    Un giorno De Sica viene prelevato da una pattuglia tedesca e condotto dal comandante in capo. Durante il tragitto pensa con terrore ai possibili motivi di questa convocazione forzata.
    In realtà ciò che gli viene comunicato è l’ordine di Goebbels di recarsi a Venezia per contribuire alla rinascita del glorioso cinema italico.
    De Sica è alla ricerca di un pretesto per non allontanarsi da Roma, trattenuto anche dall’amore per Maria Mercader. L'occasione arriva sotto forma di un film offerto a Maria per la cui regia lei impone la presenza di De Sica.

    Nato con la collaborazione del Vaticano il film “La porta del cielo”, dal contenuto fortemente edificante (racconta infatti un pellegrinaggio a Lourdes), vede la nascita del lungo sodalizio tra Zavattini e De Sica.
    Il regista, furbescamente, italianamente, da commediante appunto, inventando infiniti contrattempi, procrastina le riprese fino allo sfinimento.
    Intorno al film si radunano persone bisognose e in pericolo, per tutti De Sica cerca di trovare un posto: lavorare nel film significa, infatti mangiare ed avere un permesso di circolazione e la basilica di S. Paolo fuori le mura, dove si gira la seconda parte, diventa un rifugio da cui si esce il meno possibile per evitare coprifuoco, rastrellamenti, bombardamenti.
    De Sica, che si reca tutti i giorni a piedi alla basilica, si scontra spesso con le masse delle comparse, tra le quali si nascondono alcuni destinati alla deportazione, per costringerle a recitare e ad aver rispetto del luogo sacro. I confessionali, infatti, si sono trasformati in alcove e gabinetti.
    Qui riceve la visita del cardinale Montini, futuro Paolo VI, e quella di un alto ufficiale nazista, venuto a cercare ebrei. A lui De Sica tiene testa appellandosi alla extraterritorialità della basilica.
    Si continua a girare, giorno dopo giorno, alla luce delle fiaccole che sostituiscono i riflettori, scandendo passo dopo passo l’avanzata degli alleati, fino alla liberazione di Roma, quindi allo scampato pericolo e, inutile dirlo, alla fine del film.

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